
Guardami adesso. E vieni con me
Vieni – mi disse Sara. Era marzo 2018 e avevo appena subito il trapianto bipolmonare – Vieni nella squadra TEDx, secondo me saresti adatta.
Pochi mesi dopo fui io a pronunciare le stesse parole: Vieni anche tu. Lo dissi a Marco Menegus, un caro amico che soffriva della stessa malattia genetica e che era passato attraverso un’identica esperienza di rinascita, solo pochi anni prima di me, e soprattutto reduce dalla scalata a Capanna Margherita. Marco era il primo trapiantato polmonare al mondo ad aver conquistato i 4350 mt sul Monte Rosa, per giunta con gli sci d’alpinismo. Vieni – incalzai. E Marco accettò: non solo venne, ma raccontò di quell’impresa straordinaria e molto altro, sul palco del Centro Loris Malaguzzi di Reggio Emilia, nell’ottobre del 2018. Fui io stessa a presentarlo al pubblico, e il suo speech non solo ispirò me, ma molti altri, sani o ammalati, sensibili a quelle parole così profonde e vere.
Vieni – disse a Marco una guida alpina che desiderava tentare ciò che agli occhi di chiunque sarebbe parso impossibile: portare un trapiantato così in alto, in quota, peraltro in un momento di grande sofferenza.
E chi se lo immaginava che quel Vieni, avrebbe portato così in alto anche me. Quel vieni, di cui non avrei potuto fare a meno, è diventato un’esplosione vitale, perché siamo esseri interconnessi. E chi se lo immaginava che quell’idea apparentemente folle mi avrebbe portata letteralmente, fisicamente, in alto.
L’idea mi balenò per il desiderio di onorare il ricordo di Marco, che è stato così ispirante e salvifico, per la mia vita e di molti altri. Marco, che ci ha lasciato appena un anno fa, con la consapevolezza di aver vissuto appieno circondato d’amore, ma con il cruccio di non aver raggiunto, per rispetto dei tempi alpinistici dettati dal meteo, dalla chiusura degli impianti, e da mille altre variabili, la sua Capanna. Poi, al contempo, l’idea di istituire una raccolta fondi e la spinta a testimoniare al mondo che una vita normale, dopo il trapianto, è possibile.
Da quel vieni sono sgorgate una miriade di cose: un’odissea organizzativa, una selva di dubbi e timori, una costellazione di fatiche e intoppi di tendini, articolazioni, ipoglicemie. Ma il respiro mi ha assistito fino in vetta, e il 23 agosto scorso, sul Balmenhorn, o Cristo delle Vette, ho conquistato i 4175 mt. Una salita faticosa – mentirei se dicessi il contrario – interrotta più volte a causa di ipoglicemie dovute all’altitudine e allo sforzo, per giunta dopo una notte completamente insonne, ma portata a compimento con preziosi e tenaci compagni di cordata: Simone, Ilaria, Rosy, Lory, Silvana, Silvia e Romina. Perché una cordata necessita di fiducia, rispetto, pazienza e dedizione. Io tutto questo l’ho ricevuto, e anche se temo di non avere restituito altrettanto, sono certa che ci saranno altre salite, altri crepacci da saltare, altri respiri da respirare.
Da quel Vieni è nato anche un progetto: Guardami Adesso. Spedizioni di riscatto aperto a tutte le donne con una storia sanitaria dolorosa, per festeggiare il superamento, oppure anche solo una pausa, della malattia, e dedicato a tutti coloro che hanno dovuto sopportare sguardi difficili da sostenere, e a chi, come me, è stato costretto a camminare per strada con una bombola di ossigeno, o un turbante in testa durante una chemio, o mille altre storie. Perché siamo tutti interconnessi.
Guardami adesso. E vieni con me.
Articolo di Valeria Lusztig