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Gender pay gap e she-cession

Prima del Covid-19 il World Economic Forum aveva previsto che ci sarebbero voluti altri 257 anni per raggiungere la parità economica tra uomini e donne. Il più grande ostacolo per il raggiungimento di questo obiettivo è il gender pay gap, cioè la differenza tra lo stipendio medio degli uomini e quello delle donne nel mercato del lavoro. Secondo l’ultimo studio dell’Unione Europea sul tema, che risale al 2020, in media in Europa le donne guadagnano il 14, 1% in meno all’ora rispetto agli uomini. Ciò significa che le donne guadagnano 84 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo e che esse svolgono circa due settimane di lavoro gratuito ogni anno rispetto agli uomini.

Il tempo necessario per eliminare questo divario economico dopo la pandemia potrebbe essersi ulteriormente dilatato, dal momento che la crisi economica dovuta al Coronavirus ha colpito soprattutto le donne. Secondo una ricerca del Bureau of Labor Statistics, negli Stati Uniti le donne costituiscono il 55% dei 20,5 milioni di posti di lavoro persi durante il lockdown.  Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione delle donne nere ammonta al 16,4 %, quello delle donne latino-americane al 20, 2 %. Il trend si conferma anche in Italia, dove la disoccupazione femminile ha raggiunto cifre pericolosamente alte. Secondo l’ISTAT, delle 444 mila persone che nel nostro paese durante il 2020 hanno perso il lavoro, 312 mila sono donne. Questo fenomeno di recessione economica al femminile ha preso il nome di she-cession. La causa principale della she-cession risiede nel fatto che le donne sono in maggioranza impiegate nei settori più colpiti dalla pandemia, come la ristorazione, il lavoro di cura e il turismo. Altro fattore da tenere in considerazione è che molte donne, per tentare la conciliazione di sfera professionale e famigliare, sono costrette a scegliere lavori part-time, più a rischio e meno stabili di lavori a tempo pieno. Bisogna poi riflettere sul fatto che i lavori nei settori sopracitati, soprattutto quello della cura, sono spesso sottopagati, questo è uno dei motivi per cui anche prima del Covid le donne erano in una situazione di svantaggio economico rispetto agli uomini. Infine, durante la pandemia la didattica a distanza ha imposto alle madri un carico di lavoro domestico e di cura maggiore rispetto a quello a cui erano abituate. In altre parole, se uno tra i due genitori deve rinunciare alla carriera per dedicarsi aə figlə, nella maggior parte dei casi la scelta ricade sulla madre. Questa situazione ci fa capire quanto il lavoro delle donne sia considerato accessorio e, pertanto, inessenziale.

Di Rossella Mormile
@Bossy

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